In Italia, seppur lontani dai tanto sbandierati dati di Berlusconi (che incolpa l'astensionismo per questo calo), il PDL si riafferma come primo partito italiano. Nonostante gli scandali, nonostante una politica a favore del solo Berlusconi e della sua cricca. Certo, gli eventi degli scorsi mesi hanno dato una bella batosta al Partto delle Libertà, ma non sufficiente a far aprire gli occhi agli elettori. il PDL si porta a casa un bel 35,3 % e successi in numerose provincie (fra cui la provincia di Napoli) e comuni.
Altro dato preoccupante è quello della Lega (10,2%, terzo partito italiano) che si rafforza sempre più. Lega vista ormai come punto di riferimento da molti lavoratori intaccando il ruolo che una volta spettava ai partiti comunisti.
Il Partito Democratico, invece, non riesce a dare la spallata al PDL, ottenendo un 26,1% che è meno di quanto fatto in passato. Almeno, però, con Franceschini c'è stato un miglioramento rispetto all'inoffensiva (e inutile) politica di Veltroni.
Cresce l'Italia dei Valori (8,0%), alternativa sicuramente più aggressiva del PD come opposizione al governo.
Che bravi (ironia), invece, i partiti comunisti: 3,4% (Prc-Pdci) + 3,1% (Sinistra e Libertà) che sommati raggiungono il 6,5% del tanto sbandierato UDC di Casini. Se aggiungiamo lo 0,5% del Partito Comunista dei Lavoratori lo si supera addirittura. Si avrebbe quindi un 7,0%, un solo punto percentuale dietro al gettonatissimo IDV e avanti di mezzo punto percentuale a Casini. E dietro a questo risultato non c'è nessuna campagna mass-mediatica assillante come quella dei partiti sopracitati.
Un unico partito, con un progetto ben definito e con la costanza, col tempo potrebbe puntare anche a crescere. Partendo dal "basso", ovviamente, riprendendo contatto con la gente. Invece, qui, si ha una dispersione dei voti pressoché inutile. Entrambi i partiti hanno fallito perché era ovvio che finisse così. Vendola e Ferrero hanno un potenziale 7% da conquistare insieme e, magari, portarlo oltre. Questo dato fa capire che c'è una parte di elettorato che ha una certa ideologia e che trarrebbe giovamento da un'idea politica più concreta e forte di queste inutili divisioni basate su acqua calda/acqua fredda.
Che poi uniti possano avere di più (magari molti non hanno votato comunista perché convinti che la scissione non avrebbe portato a nessun risultato) o di meno (magari molti altri non avrebbero votato un partito unico) non lo possiamo di certo prevederlo.
Alla fine si evince che il comunismo in Italia non è morto e sepolto (come Berlusconi auspica) anzi sembra aver ripreso vigore, "semplicemente" bisogna sistemare il partito di riferimento. E' un segnale da non ignorare, in ogni caso.
Infine, ci sono i Radicali che, con il loro 2,4%, devono sicuramente rimboccarsi le maniche se vogliono ottenere un minimo di successo elettorale.
Tra il Berlusconismo in Italia, la crescita della Lega e lo xenofobismo di alcuni stati esteri, siamo proprio messi bene...
Altro dato preoccupante è quello della Lega (10,2%, terzo partito italiano) che si rafforza sempre più. Lega vista ormai come punto di riferimento da molti lavoratori intaccando il ruolo che una volta spettava ai partiti comunisti.
Il Partito Democratico, invece, non riesce a dare la spallata al PDL, ottenendo un 26,1% che è meno di quanto fatto in passato. Almeno, però, con Franceschini c'è stato un miglioramento rispetto all'inoffensiva (e inutile) politica di Veltroni.
Cresce l'Italia dei Valori (8,0%), alternativa sicuramente più aggressiva del PD come opposizione al governo.
Che bravi (ironia), invece, i partiti comunisti: 3,4% (Prc-Pdci) + 3,1% (Sinistra e Libertà) che sommati raggiungono il 6,5% del tanto sbandierato UDC di Casini. Se aggiungiamo lo 0,5% del Partito Comunista dei Lavoratori lo si supera addirittura. Si avrebbe quindi un 7,0%, un solo punto percentuale dietro al gettonatissimo IDV e avanti di mezzo punto percentuale a Casini. E dietro a questo risultato non c'è nessuna campagna mass-mediatica assillante come quella dei partiti sopracitati.
Un unico partito, con un progetto ben definito e con la costanza, col tempo potrebbe puntare anche a crescere. Partendo dal "basso", ovviamente, riprendendo contatto con la gente. Invece, qui, si ha una dispersione dei voti pressoché inutile. Entrambi i partiti hanno fallito perché era ovvio che finisse così. Vendola e Ferrero hanno un potenziale 7% da conquistare insieme e, magari, portarlo oltre. Questo dato fa capire che c'è una parte di elettorato che ha una certa ideologia e che trarrebbe giovamento da un'idea politica più concreta e forte di queste inutili divisioni basate su acqua calda/acqua fredda.
Che poi uniti possano avere di più (magari molti non hanno votato comunista perché convinti che la scissione non avrebbe portato a nessun risultato) o di meno (magari molti altri non avrebbero votato un partito unico) non lo possiamo di certo prevederlo.
Alla fine si evince che il comunismo in Italia non è morto e sepolto (come Berlusconi auspica) anzi sembra aver ripreso vigore, "semplicemente" bisogna sistemare il partito di riferimento. E' un segnale da non ignorare, in ogni caso.
Infine, ci sono i Radicali che, con il loro 2,4%, devono sicuramente rimboccarsi le maniche se vogliono ottenere un minimo di successo elettorale.
Tra il Berlusconismo in Italia, la crescita della Lega e lo xenofobismo di alcuni stati esteri, siamo proprio messi bene...
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