Non è facile parlare di Fabrizio De André evitando di non cadere nel già detto e già scritto.
Il primo album di Fabrizio che ho ascoltato è stato “Fabrizio De André in concerto volume 1”, arrangiato dalla PFM. Avevo circa 14 anni e rimasi davvero colpito dal calore emanato dal cantautore genovese. Sembrava di ascoltare narrare un amico. Da allora ho recuperato l’intera sua discografia. Difficile scegliere un album come preferito, forse, se proprio devo, sceglierei "Le nuvole" del 1990, ma poi mi tornano alla mente tutti gli altri che ho amato e che amo.
Le sue novelle cantate, o le sue poesie, narrano di melanconiche figure come Piero, Marinella, Bocca di Rosa, personaggi che sembra ormai di conoscere, divenuti parte della vita di molti di noi.
Col tempo De André si avvicinò sempre più alla forma canzone mostrando interessanti venature etniche, ma senza mai tradire il suo pensiero, la sua poesia. Forse l’unico, o comunque uno dei pochi, che col tempo ha sempre mantenuto un livello artistico elevato senza mai scadere in alcun modo. Per questo oggi la sua mancanza pesa come un macigno nel panorama artistico italiano.
Nel giorno di Natale ho ricevuto in dono “In direzione ostinata e contraria” bellissimo cofanetto che raccoglie in 3 dischi il meglio della sua produzione, più un inedito, e ne ripercorre tutte le fasi in ordine cronologico.
Ho letto pareri alquanto discordi sul disco: chi lo osannava per la qualità artistica del contenuto e chi lo bocciava, non per le canzoni ma per l’operazione, intesa come commerciale, tesa solo a sfruttare l’immagine del cantautore e spillare soldi alla gente.
Io sono dalla parte dei primi. In realtà il cofanetto ha un lungo procedimento alle spalle che ha visto un operazione di de-masterizzazione atta a riportare le canzoni all’antico splendore.
La voce calda di Fabrizio è tornata come in origine ed i brani vivono di nuova luce pronti per essere riascoltati e trasmessi a tutti.
Se vogliamo trovare il classico il pelo nell’uovo devo dirmi sorpreso nel non trovare alcune canzoni quali “La stagione del tuo amore” e “Dolcenera” ma questo non incide affatto sulla qualità del cofanetto che presenta 54 veri capolavori. Fra le preferite ci sono le stupende “Via del Campo”, “La guerra di Piero”, “Ballata dell’amore cieco o della vanità”, “Il suonatore Jones”, “Il bombarolo”, “Don Raffaè”, “Ho visto Nina volare” .
E con il rimpianto di non aver potuto assistere a nessun suo concerto dal vivo ringrazio Fabrizio per aver condiviso la sua arte con noi.
Il primo album di Fabrizio che ho ascoltato è stato “Fabrizio De André in concerto volume 1”, arrangiato dalla PFM. Avevo circa 14 anni e rimasi davvero colpito dal calore emanato dal cantautore genovese. Sembrava di ascoltare narrare un amico. Da allora ho recuperato l’intera sua discografia. Difficile scegliere un album come preferito, forse, se proprio devo, sceglierei "Le nuvole" del 1990, ma poi mi tornano alla mente tutti gli altri che ho amato e che amo.
Le sue novelle cantate, o le sue poesie, narrano di melanconiche figure come Piero, Marinella, Bocca di Rosa, personaggi che sembra ormai di conoscere, divenuti parte della vita di molti di noi.
Col tempo De André si avvicinò sempre più alla forma canzone mostrando interessanti venature etniche, ma senza mai tradire il suo pensiero, la sua poesia. Forse l’unico, o comunque uno dei pochi, che col tempo ha sempre mantenuto un livello artistico elevato senza mai scadere in alcun modo. Per questo oggi la sua mancanza pesa come un macigno nel panorama artistico italiano.
Nel giorno di Natale ho ricevuto in dono “In direzione ostinata e contraria” bellissimo cofanetto che raccoglie in 3 dischi il meglio della sua produzione, più un inedito, e ne ripercorre tutte le fasi in ordine cronologico.
Ho letto pareri alquanto discordi sul disco: chi lo osannava per la qualità artistica del contenuto e chi lo bocciava, non per le canzoni ma per l’operazione, intesa come commerciale, tesa solo a sfruttare l’immagine del cantautore e spillare soldi alla gente.
Io sono dalla parte dei primi. In realtà il cofanetto ha un lungo procedimento alle spalle che ha visto un operazione di de-masterizzazione atta a riportare le canzoni all’antico splendore.
La voce calda di Fabrizio è tornata come in origine ed i brani vivono di nuova luce pronti per essere riascoltati e trasmessi a tutti.
Se vogliamo trovare il classico il pelo nell’uovo devo dirmi sorpreso nel non trovare alcune canzoni quali “La stagione del tuo amore” e “Dolcenera” ma questo non incide affatto sulla qualità del cofanetto che presenta 54 veri capolavori. Fra le preferite ci sono le stupende “Via del Campo”, “La guerra di Piero”, “Ballata dell’amore cieco o della vanità”, “Il suonatore Jones”, “Il bombarolo”, “Don Raffaè”, “Ho visto Nina volare” .
E con il rimpianto di non aver potuto assistere a nessun suo concerto dal vivo ringrazio Fabrizio per aver condiviso la sua arte con noi.
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